ARTICOLI SU GUSTAVO ROL - 10, MARIANO TOMATIS

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misterMistery
view post Posted on 11/11/2008, 14:52




- Tre volti di Gustavo Rol
Testo di Mariano Tomatis


ADSO: Ma l’unicorno è una menzogna? È un animale dolcissimo e altamente simbolico. Figura di Cristo e della castità, esso può essere catturato solo ponendo una vergine nel bosco. […]
GUGLIELMO: Così si dice, Adso. Ma molti inclinano a ritenere che sia una invenzione favolistica dei pagani.
ADSO: Che delusione. Mi sarebbe piaciuto incontrarne uno attraversando un bosco. Altrimenti che piacere c’è ad attraversare un bosco?
GUGLIELMO: Non è detto che non esista. Forse è diverso da come lo rappresentano questi libri. Un viaggiatore veneziano andò in terre molto lontane e vide unicorni. Ma li trovò rozzi e sgraziati, e bruttissimi e neri. Credo che abbia visto delle bestie vere con un corno sulla fronte. […] Poi questa descrizione, viaggiando di auctoritas ad auctoritas, si trasformò per successive composizioni della fantasia, e gli unicorni divennero animali leggiadri e bianchi e mansueti. Per cui se saprai che in un bosco vive un unicorno, non andarci con una vergine, perché l’animale potrebbe essere più simile a quello del testimone veneziano che a quello di questo libro.


Umberto Eco, Il nome della rosa (IV giorno dopo compieta)

Chi non ha avuto l’opportunità di incontrare il sensitivo torinese Gustavo Rol deve – per così dire – “accontentarsi” degli innumerevoli resoconti di chi lo vide produrre i suoi celeberrimi “fenomeni inspiegabili”. Ci si può accostare a questo materiale in tre modi diversi: con una lettura ingenua, una lettura negazionista o una lettura critica.

La “lettura ingenua” si basa sull’assunto per cui tutto ciò che viene riportato nelle descrizioni di chi vide all’opera Gustavo Rol è perfettamente aderente alla realtà, in tutti i suoi particolari; si tratta della lettura di chi vuole a tutti i costi vedere un intervento sovrannaturale nei fenomeni prodotti dal sensitivo torinese. Per mostrare quanto sia scorretto un approccio del genere è sufficiente citare ciò che lo stesso Rol ammise in un articolo comparso su La Stampa il 3 settembre 1978: “Chi ha veduto parla, ma le cose riportate mutano spesso di aspetto ed accendono la fantasia”. Un classico “lettore ingenuo” fu Meric Casaubon, che sosteneva, nel libro Of Credulity and Incredulity (1668), che le streghe devono esistere perché, dopo tutto, non c’è nessuno che non creda in esse: tutto ciò in cui crede un gran numero di persone dev’essere vero. Su Rol si espresse in modo simile Jacopo Comin: “In contrasto con molti parapsicologi […] i quali credono solo a se stessi, noi abbiamo rispetto e fiducia nella testimonianza umana, quando questa provenga da persone che ne siano degne. Siamo certi che quando gli stimabilissimi studiosi che abbiamo citato e citeremo, affermano (e, per di più, concordemente) di aver assistito a determinati fenomeni e di averne controllato la genuinità, affermano il vero” 1. L’atteggiamento ingenuo porterebbe ad affermare l’esistenza degli unicorni.

La “lettura negazionista” rifiuta a priori che dietro ai fenomeni di Gustavo Rol ci fosse un intervento paranormale. Dal momento che molti sono pronti a giurare di aver assistito a veri e propri fenomeni parapsicologici, i “negazionisti” affermano che tali testimoni sarebbero stati vittime di allucinazioni, suggestioni ipnotiche o che addirittura avrebbero mentito nel riportare i fatti. L’atteggiamento negazionista porterebbe ad affermare che non esiste alcun animale con un corno in mezzo alla fronte.

La “lettura critica” affronta le testimonianze avanzando una serie di ipotesi in grado di spiegare ciò che viene narrato, partendo dall’assunto (forse un po’ ingenuo!) per cui tutti i testimoni ricordano realmente i fatti in quel modo e sono, dunque, in assoluta buona fede. La natura delle ipotesi avanzate è quella che ha consentito alla Scienza di progredire nella conoscenza del mondo: tra tutte le ipotesi, si predilige quella che spiega il fenomeno utilizzando il minor numero di assunti. L’atteggiamento critico porterebbe ad affermare che i rinoceronti esistono davvero, e che qualcuno li ha chiamati “unicorni”…

- Falsa è la parola, ma vera è l’emozione

Se una lettura ingenua porta a definire Gustavo Rol “il più grande sensitivo mai esistito” e una lettura negazionista lo giudica un “volgare ciarlatano”, la lettura critica conduce ad una conclusione che, per un razionalista, può essere più affascinante: Gustavo Rol era un eccellente artista dell’illusione.

Agli occhi di un prestigiatore sono evidenti gli elementi della sua poliedrica personalità tipici dei più grandi illusionisti del passato. Se consideriamo seriamente l’affermazione del mago Houdini per cui “Il segreto di un valido spettacolo non consiste tanto in ciò che fai realmente ma in quello che il pubblico ritiene che tu faccia” è evidente quanto sia prezioso mantenere un sano scetticismo di fronte alle affermazioni di chi ha visto all’opera un bravo illusionista. Sulle pagine della rivista inglese Magic, nel 1901 – due anni prima che Rol nascesse – il prestigiatore Frank Thomas scriveva: “Le esagerazioni cui indulgono molte onestissime persone nel raccontare i giochi cui hanno assistito è motivo di grandissimo divertimento per i prestigiatori. Se un giudice potesse avere l’esperienza di un prestigiatore, perderebbe tutta la sua fiducia nel valore della testimonianza umana. […] I più grandi miracoli mai avvenuti non sono (appunto) mai avvenuti. È solo il pubblico ad essere convinto di avervi assistito. Ma è un’arte riuscire a convincerli di questo”.

Le testimonianze che innumerevoli persone offrono a proposito degli incontri con lui sono entusiaste, e sarebbe assurdo negare l’enorme abilità che Gustavo Rol aveva di far vivere ai suoi ospiti vere e proprie esperienze parapsicologiche: tutta la gamma degli esperimenti e dei fenomeni che riusciva a manifestare rientra senza nessuna difficoltà nella casistica metapsichica e parapsicologica; dalla “pittura medianica” alla traslazione a distanza di oggetti (psicocinesi), dalla “scrittura diretta” alla “incorporazione”, dagli “apporti” al “viaggio in astrale”, dalla veggenza selettiva alla visione di “spiriti intelligenti” presenti nell’ambiente, fino all’endoscopia. Come scriveva Renzo Allegri, “le sue esibizioni sembravano violare in modo sconcertante le leggi fisiche” 2.

Sarebbe molto ingenuo, però, concludere che dietro alla fenomenologia parapsicologica rolliana ci fossero realmente in atto processi paranormali soltanto perché le sue esibizioni sembravano violare le leggi fisiche… Per stabilirlo con certezza sarebbero stati necessari controlli più rigorosi di quelli sporadicamente messi in atto da chi lo vide in azione: Rol, comportandosi proprio come un illusionista, si rifiutò di presentare i suoi esperimenti nelle condizioni che alcuni parapsicologi gli proposero; in quelle condizioni, infatti, non sarebbe stato in grado di utilizzare quelle tecniche che i prestigiatori sfruttano da secoli per produrre i loro effetti magici.

A questo punto ci si potrebbe chiedere come sia possibile che i ricordi di chi lo vide all’opera siano così ricchi di particolari inverosimili, tali da indurre l’uditore distratto alla conclusione che Rol fosse un autentico sensitivo. Per rispondere a questo interrogativo è sufficiente considerare un principio alla base del rapporto psicologico tra un illusionista e il suo pubblico, che può essere riassunto così: “Falsa è la parola, ma vera è l’emozione”. Il prestigiatore basa tutta la sua esibizione su un meccanismo di parole ed azioni fasulle sapientemente mescolate: oltre a mentire più volte a voce (“la mia mano è vuota”, “non ho mai toccato le carte”, “il foglietto è ancora bianco”…) l’illusionista esegue una serie di movimenti che devono risultare invisibili agli occhi di chi lo osserva (come recita l’antico adagio, “Il trucco c’è, ma non si vede”!). Ciò che giustifica questa fondamentale “menzogna” è il fatto che l’effetto finale prodotto è “magico”, e crea dunque un’emozione nel pubblico che non è più fasulla ma vera, autentica.

Per rendersi conto della “concretezza” delle sensazioni sperimentate dai testimoni oculari di quanto Rol produsse è sufficiente leggere i libri di Maria Luisa Giordano, sua autista e confidente per molti anni: si tratta di libri in cui la sua esperienza umana è tratteggiata con molta cura, e in cui spesso la razionalità lascia spazio all’emotività. Ecco un esempio della meraviglia quasi mistica da lei provata al cospetto di Rol: “A noi che lo frequentavamo, mostrava cose che non avevamo mai visto, faceva vivere esperienze impensabili in cui dimenticavamo preoccupazioni, travagli, e grazie alle quali l’anima imparava a nutrirsi di grandi speranze, a dare corpo ai propri sogni. […] Ci apriva una finestra su un mondo immenso e sconosciuto e ci faceva partecipare a questa magnificenza. Durante gli esperimenti si percepiva un’armonia che univa tutto quanto era nel suo salotto con il resto: i volti dei presenti, gli oggetti, i quadri, i nostri pensieri, tutto vibrava all’unisono come secondo un perfetto accordo musicale” 3.

Se, da un lato, è stupefacente constatare l’abilità che Rol aveva di creare un’atmosfera magica intorno ai suoi fenomeni, dall’altro lato è evidente che difficilmente – in quello stato d’animo – i testimoni oculari se la sentirebbero (ancora oggi!) di “declassare” gli apparenti miracoli cui era un privilegio assistere a buone “imitazioni” da prestigiatore. Eppure già nel 1620 Francesco Bacone scriveva che “l’intelletto umano non è un lume secco, ma riceve alimento dalla volontà e dagli affetti e ciò dà luogo a ciò che si potrebbe chiamare le scienze come uno le desidera. Infatti l’uomo crede più facilmente vero ciò che preferisce sia vero. Respinge dunque le cose difficili perché è impaziente nella ricerca; respinge le cose semplici perché limitano la speranza; le più profonde della natura per superstizione” 4.

Tenteremo, in questa sede, di non respingere le “cose semplici” – come fanno molti sostenitori di Rol; al contrario, partiremo da quelle. Analizzeremo tre dei mille volti di Gustavo Rol con un approccio che metterà in primo piano l’intelligenza del lettore piuttosto che la sua volontà di credere alle favole: lungi dal “distruggere” un mito, questa decostruzione “illusionistica” dell’operato di Rol ne metterà ulteriormente in luce il genio artistico, troppe volte sottovalutato da chi lo ritenne mero “canale” di forze sovrannaturali che avrebbero agito attraverso di lui.

- Il Rol della leggenda - La materializzazione che non avvenne

Il prestigiatore Vanni Bossi scriveva: “Che Gustavo Rol sia una leggenda non si può mettere in dubbio, dato che molti dei fenomeni attribuitigli sono stati ampliati dal correre delle voci senza che nessuno sappia con esattezza quando certe cose siano avvenute e come, senza che gran parte di chi racconta vi abbia assistito personalmente, oltre ad essere riportati in versioni contrastanti”.

La lettura critica consente – anche a chi non abbia mai conosciuto Rol! – di scoprire che alcuni fenomeni paranormali attribuiti a Gustavo Rol sono semplicemente delle leggende.

Durante un’intervista, Rol raccontò che – qualche giorno dopo la morte di sua moglie Elna – un sacerdote gli fece avere una lettera su cui era impressa una lunga preghiera, che iniziava con le parole: “Se tu conoscessi il mistero immenso del cielo dove ora io vivo...” 5. Scritta dal gesuita Giacomo Perico (1911-2000), è una preghiera molto conosciuta, talvolta attribuita erroneamente a Sant’Agostino. L’intervista risale ai primi mesi del 1993. Nel novembre dello stesso anno Rol invia a Giulietta Masina, moglie di Federico Fellini, una lettera aperta che viene pubblicata sul quotidiano La Stampa, dal titolo “Cara Giulietta salva Mastorna”. Nel testo si legge, tra l’altro: “Il 27 gennaio 1990 ho perduto la mia adorata Elna. Lo stesso giorno mi pervenne un foglio che mi permetto di farti conoscere perché mi ha molto confortato e poi perché descrive, come lo immaginavo, quell’aldilà del quale avevo tanto parlato a Federico quando lo supplicavo di condurre a termine il Viaggio di Mastorna” 6. Il giornale riporta in seguito il testo della stessa preghiera.

Fino a questo punto, i fatti descritti non invocano realtà paranormali o inspiegabili, ma un alone leggendario è in agguato. Il parapsicologo Giorgio Di Simone fornisce nel suo libro Oltre l’umano Gustavo Adolfo Rol la sua versione dei fatti: “Il 27 gennaio 1990 viene meno al suo affetto Elna, l’amata moglie. [...] Su La Stampa apparve in quei giorni una lettera aperta di Rol a Giulietta Masina” 7. La lettera non era apparsa affatto in quei giorni, ma quasi quattro anni dopo, il 24 novembre 1993. Questa non è, comunque, l’unica – né la più grave – fantasia: in una nota a pié pagina, infatti, Di Simone aggiunge, a proposito della preghiera di Perico: “Verosimilmente, questo messaggio scritto fu ‘portato’ a Gustavo dall’Invisibile, in modo evidentemente paranormale, cioè dall’aldilà” 8.

Quando, per la terza volta, la preghiera viene riportata nel 1999 sul libro Rol mi parla ancora, Maria Luisa Giordano la introduce con queste parole: “I versi che seguono [...] sono stati materializzati da Gustavo Rol durante un esperimento effettuato dopo la scomparsa dell’amata moglie Elna. Egli li donò a una giornalista e musicista, Elisa Braccia, che mi ha permesso di pubblicarli”.

Il mistero si infittisce: qui viene fatto anche un nome preciso. È il biellese Alberto Serena a interessarsi del caso: dopo aver contattato la giornalista Braccia, ha saputo da quest’ultima che, effettivamente, una sera si trovava in casa Rol, seduta su un divano in salotto vicino a lui. A un tratto Gustavo si alzò e andò in un’altra camera. Arrivò con un foglio dattiloscritto da una Olivetti di tipo vecchio e le diede quel brano, dicendole che si era materializzato. A questo punto le ipotesi sono due: o Elisa Braccia si ricorda male, e Rol le ha affidato i versi dicendole che gli erano stati dati da un sacerdote, o le ha effettivamente detto che i versi erano frutto di una materializzazione, contraddicendo l’affermazione fatta durante l’intervista.

In entrambi è in gioco un meccanismo illusorio: in un caso Di Simone e la Giordano si sono lasciati ingannare dal falso ricordo della Braccia, nell’altro è stato lo stesso Rol a millantare un’origine paranormale a versi che, invece, aveva ricevuto in un modo assolutamente normale.

La distorsione subita dalle testimonianze è in questo caso particolarmente evidente; questi “inquinamenti”, lungi dal rappresentare un’eccezione, sono purtroppo praticamente la regola.

- Il Rol di tutti i giorni - Il trucco del martello

Rol divenne celebre non soltanto per le serate paranormali che offriva ai molti ospiti illustri che frequentavano i suoi appartamenti, ma anche per quei fenomeni “estemporanei” che mostrava ad amici e conoscenti ovunque gliene capitasse l’occasione.

Nel corso della mia indagine incontrai l’artigiano di fiducia di Rol, Rinaldo Soncin, che ancora oggi ha una bottega in via Belfiore, a pochi isolati dalla palazzina di via Silvio Pellico 31.

L’amico prestigiatore Valerio Bovolenta mi raccontò che Soncin frequentava la casa di Gustavo Rol per eseguire piccoli lavori di riparazione, e in un’occasione aveva assistito ad un fenomeno inspiegabile. Non sapeva spiegarmelo nei dettagli, ma gli pareva che Rol avesse preso in mano un martello e l’avesse offerto all’artigiano. Il martello, però, non si staccava dalla sua mano, che restava perfettamente aperta e in posizione verticale, probabilmente attaccata al muro. La sua ipotesi è che ci fosse una potente calamita nascosta nella parete. Valerio si offrì di accompagnarmi nella bottega di Soncin, che su mia richiesta mi raccontò quel che ricordava dell’episodio. Un giorno si era trovato a casa di Rol e doveva eseguire una piccola riparazione, ma non aveva con sé gli attrezzi. Gustavo si era assentato un istante ed era tornato con un martello in mano. Gliel’aveva offerto, ma – misteriosamente – pur avendo la mano perfettamente aperta il martello non cadeva, sfidando così la forza di gravità. Rinaldo aveva provato ad afferrarlo, ma tirando verso il basso il martello non si separava dalla mano, che invece seguiva l’attrezzo. Una descrizione diversa da quella che mi era stata riferita da Valerio, ma che escludeva la teoria della calamita. L’artigiano aveva fatto diverse ipotesi sul possibile trucco utilizzato: colla? fili invisibili? Non appena il martello si era staccato, l’artigiano aveva afferrato il polso e voltato la mano di Rol: nessuna traccia di sostanze adesive né di strani “attrezzi”. Un fenomeno inspiegabile! Se io non fossi stato un prestigiatore avrei potuto accontentarmi di questa descrizione ed offrire ai miei lettori l’ennesimo racconto di un fenomeno “paranormale” prodotto da Gustavo Rol. Ma a questo punto sono entrato in quella fase ignorata da chi, fino ad oggi, si è impegnato nelle indagini su Gustavo Rol: la verifica delle ipotesi più semplici, che non includono a tutti i costi il paranormale. Poiché ci trovavamo nella bottega del testimone, non mi fu difficile prendere in mano un martello che si trovava su un tavolo e porgerglielo. Lo invitai ad afferrarlo, ma l’attrezzo non si staccava dalla mia mano aperta, per quanto egli tirasse verso il basso. Soncin si voltò verso il mio amico e gli disse: “Proprio come quella volta!” e mi chiese: “Anche tu hai i suoi poteri?”. Gli feci vedere che non avevo colla né fili: era stato testimone di due fenomeni identici a distanza di alcuni anni, uno dei quali – il mio – del tutto “normale”. Entrambi erano inspiegabili; il mio perché il trucco era ben nascosto. Cosa dire di quello di Rol? Ed io come ho fatto? Ho semplicemente eseguito un gioco che si trova descritto in qualsiasi manuale di giochi di prestigio per bambini, che viene suggerito per far “levitare” una bacchetta magica 9. Naturalmente in nessun libro si parla di martelli: io avevo isolato il “principio” su cui l’effetto si basava e l’avevo applicato ad un oggetto completamente estraneo al mondo della magia.

È da sottolineare che l’effetto non necessitava di alcun oggetto estraneo: né colla, né fili, né alcun supporto particolare. Era un gioco eseguibile senza alcuna preparazione che richiedeva esclusivamente un normale martello da artigiano. L’involontario errore di Soncin era stato quello di non riferire un particolare che aveva ritenuto del tutto insignificante, ma che costituiva la “chiave” interpretativa del fenomeno. Quando io, prestigiatore, avevo provato a riprodurre il fenomeno con un trucco, avevo rievocato in lui il ricordo del particolare rimosso: la mano sinistra stretta intorno al polso della mano destra che reggeva il martello. Questa ricostruzione, determinante per un’interpretazione corretta dei fenomeni attribuiti a Rol, è impossibile per chi non abbia una conoscenza approfondita dell’arte magica e dei suoi principi.

- Il Rol degli esperimenti - L’esperimento clou

Non basterebbe un intero volume per esaminare uno per uno i molti esperimenti realizzati da Rol durante le sue serate paranormali. Ci limiteremo ad affrontarne uno particolarmente stuzzicante e rappresentativo, definito dal parapsicologo Giorgio Di Simone “clou grandioso, nella sua estrema complessità operativa, nel suo intrico di fatti paranormali diversamente classificabili, e che danno la misura – probabilmente non completa – dei poteri di Gustavo Rol” 10.

Si tratta della materializzazione del messaggio di uno spirito conclusa con un book test. Fortunatamente possediamo due resoconti dello stesso episodio, a firma del parapsicologo Giorgio Di Simone e del giornalista Remo Lugli. La lettura in parallelo delle due descrizioni dà un’idea di quanto possano essere differenti e fuorvianti le testimonianze fornite a proposito di uno stesso fenomeno.

È il 10 marzo del 1973. In casa Rol si parla di fenomeni paranormali, e ci si chiede se esista o meno la possibilità di stabilire sul piano scientifico schemi che possano spiegarli. Dopo aver estratto da una risma una serie di fogli formato extra-strong, viene “fatto il buio”. Lugli, invece, non ne parla – dicendo poco dopo che l’esperimento sta avvenendo “in piena luce”. Una divergenza di non poco conto, e del tutto fuorviante per una corretta interpretazione dell’avvenimento. Certo, a luci spente la sostituzione di un foglio bianco con uno appositamente preparato è facilmente ipotizzabile, ma leggendo soltanto il resoconto di Lugli sarebbe stato ben difficile sostenerla. Il foglio viene consegnato – appallottolato – al dottor Molino. Dove viene riposto a questo punto? Secondo Di Simone “sotto la camicia”, secondo Lugli “in una tasca interna della giacca assieme a una matita”. Altra divergenza.

A questo punto si riaccende la luce e Rol scrive qualcosa in scrittura automatica. Qual è il testo del messaggio? Impossibile saperlo con sicurezza; secondo Lugli c’era scritto, in francese: “Camille F. vi darà la risposta con l’enciclopedia”. Secondo Di Simone, invece, “Camille va vous expliquer… ce que je pourrais faire ovvero Camillo sta per spiegarvi ciò che potrei fare”. Secondo Lugli, inoltre, il messaggio continuava con le parole: “Sorteggiate il tomo e tre pagine; le prime due cifre saranno il tomo, successivamente con tre gruppi di tre carte le pagine”, mentre Di Simone afferma che tale precisazione venne soltanto in un secondo momento, dopo che Molino avrebbe estratto il foglio da lui nascosto. Altra divergenza. Ma perché uno spirito avrebbe dovuto coinvolgere delle carte da gioco in un esperimento?

Se un prestigiatore ha preparato una serie di parole che si trovano in determinate pagine di un libro, la tecnica più semplice che può sfruttare per dare l’illusione che la scelta di tali pagine sia casuale è quella di utilizzare delle carte da gioco e forzarne un certo numero ad uno spettatore (tale forzatura può avvenire anche senza che il prestigiatore tocchi in alcun modo le carte). L’uso delle carte non ha nessun altra giustificazione all’interno di un esperimento parapsicologico, ed è un indicatore inequivocabile della presenza di un trucco. È comprensibile che Rol volesse giustificare agli occhi del suo pubblico il bizzarro uso delle carte da gioco per scegliere un libro ed una pagina. Quale metodo migliore che attribuire tale decisione ad uno spirito?

A questo punto Molino estrae il foglio, sul quale è comparso un lungo messaggio in risposta agli interrogativi posti prima. Elaborato in precedenza da Rol? È un’ipotesi suffragata dal fatto che Rol sapeva già in anticipo dell’incontro con Di Simone. Questi, infatti, era arrivato da Napoli con due colleghi del Centro Italiano di Parapsicologia, Giancarlo Andreana e Domenico Molino, e per tre sere consecutive (8, 9 e 10 marzo 1973) aveva assistito agli esperimenti di Rol (descritti, in seguito, sul numero del giugno 1973 della rivista da lui diretta Informazioni di parapsicologia con il titolo “Tre serate di esperimenti con Gustavo A. Rol”). Quale miglior attrattiva per una serata in compagnia di tre parapsicologi della materializzazione di un messaggio che li riguardava?

A questo punto vengono “sorteggiate” dieci carte (le figure valgono “zero”), con una serie di “maneggi” – come li definisce Di Simone. Forzate? È quanto parrebbe a leggere che cosa avvenne in fase di scelta. Forzatura che non traspare dalla descrizione di Remo Lugli, ma che si rivela in quella – più accurata – di Giorgio Di Simone. Secondo Lugli “Escono: volume ventunesimo, pagine 204, 200, 178”.

Il giornalista ha semplicemente tagliato corto: nella realtà, la scelta era stata un po’ più complessa. Leggiamo il resoconto di Di Simone: “I gruppi di carte risultanti, così come annunciato dalla misteriosa entità, scrivente attraverso Rol, danno la seguente numerazione: 21, 204, 200, 100. […] Rol ha un attimo di esitazione, viene improvvisamente ripreso dalla “forza” che lo porta a scrivere un altro numero: 178… Evidentemente il messaggio non era completo, oppure ci siamo dimenticati, nella manipolazione delle carte, di qualche passaggio utile a tale completamento”.

Sembra proprio che Rol volesse forzare quei particolari numeri… quando, infatti, rileva un errore nella procedura di scelta (che finisce sul numero 100 invece che sul previsto 178), immediatamente si mette a scrivere per correggere il tiro: 178.

Effettivamente sul 21° volume, alle pagine 204, 200 e 178, si ritrova la traduzione italiana del messaggio apparso in precedenza sul foglio di Molino.

Un prestigiatore ammira la fantasia che Rol ha dimostrato nel cercare un brano di senso compiuto su un’enciclopedia, tradurlo in francese, prepararlo su una piccola pallottola di carta che verrà poi abilmente scambiata durante l’esperimento con un’altra bianca e preparare un mazzo di carte per la forzatura di dieci carte da gioco (e con alcune tecniche, la difficoltà di forzare una o dieci carte è dello stesso ordine di grandezza). Il parapsicologo Di Simone, invece, ritiene di aver assistito a “un eccezionale intrecciarsi di eventi normali e paranormali che hanno portato a questa conclusione, attraverso una perfetta composizione e sovrapposizione di fenomeni parapsicologici se stessi singolarmente, […] molto rari: scrittura automatica, scrittura diretta, quattro brani così sorprendentemente armonizzati in un senso compiuto, riferito ad un messaggio ottenuto per di più con scrittura diretta”.

- Rol e la Gospel Magic

Oltre a riportare alla luce le molte tracce rimaste delle tecniche utilizzate da Rol per produrre i suoi fenomeni, la domanda più affascinante riguarda le ragioni più profonde che spinsero quest’uomo a prodursi per decenni in serate di illusionismo ad altissimo livello. Avanzo in questa sede un’ipotesi che avrà almeno il merito d’essere del tutto inedita. Se il genere artistico che più si avvicina ai fenomeni di Rol è la bizarre magic 11 e le sue tecniche attingono dall’area del mentalismo, il suo stile è certamente quello della Gospel Magic; poco diffusa in Europa ma molto praticata negli Stati Uniti, ad uso di sacerdoti e pastori di alcune chiese cristiane d’America, è una branca dell’arte magica che fa un uso didattico dei giochi di prestigio per trasmettere gli insegnamenti cristiani; tipico è il gioco della corda tagliata e ricomposta, metafora della separazione e del successivo riavvicinamento dell’uomo a Dio. Durante gli spettacoli di Gospel Magic, presentati spesso durante le lezioni di catechismo o le cerimonie religiose, un invito che viene sempre rivolto ai fedeli è quello di non concentrare l’attenzione sull’esecutore dei giochi, quanto sul significato metaforico cui questi alludono. In situazioni del genere, gli “esperimenti” hanno tre livelli di lettura; un primo livello riguarda la procedura “tecnica” che consente di ottenere l’effetto magico – volgarmente detto “trucco”, in gergo “metodo”; un secondo livello riguarda l’effetto magico vero e proprio, che può consistere nell’apparente violazione di qualche legge naturale o di una coincidenza straordinaria, impossibile da ottenere in quelle condizioni; un terzo livello – assente nella maggior parte delle esibizioni di prestidigitazione – coinvolge il possibile “significato” metaforico che l’effetto magico intendeva suggerire.

Nascondendo una carta nella manica (livello 1 – il metodo) è possibile dar l’impressione che sia sparita (livello 2 – l’effetto), e tale sparizione potrebbe alludere metaforicamente alla distruzione del male nel mondo da parte di una divinità (livello 3 – il significato). Per creare l’impressione che qualcosa di magico stia davvero accadendo è necessario indurre – chiedendoglielo esplicitamente o, ancor meglio, in modo implicito con tecniche specifiche – lo spettatore a concentrare la sua attenzione sui livelli più alti (il secondo o, quando possibile, anche il terzo). Questa richiesta venne più volte espressa da Rol: “Gradirei che uno scritto su di me contemplasse ben poco di quelli che sono gli esperimenti che avvengono con me, ma intrattenesse il lettore sulla ragione, sul modo e sul significato che questi fenomeni producono in una realtà assolutamente etica”12. Alfredo Gaito confermò così questa attenzione di Rol, tipica della Gospel Magic: “Rol si lamenta perché, parlando di lui, i più si soffermano ai fenomeni che, tramite lui, si realizzano, e non si tenta neppure di risalire all’origine, alla ragione di questi fenomeni” 13.

Giorgio Di Simone confermò così le intenzioni di Rol: “Quale sia la finalità autentica di queste cose me lo ha detto Rol stesso: è l’interesse, l’utilità offerta a chiunque sappia credere e riconoscere in un trascendente che esiste, quelle possibilità che una legge di altissima espressione morale contiene, a beneficio di chi voglia e sappia in esse attingere forza, equilibrio e conforto per affrontare degnamente l’ardua prova della vita” 14.

Solo tenendo in considerazione questa “apertura metafisica” continuamente evocata dai fenomeni di Rol è possibile spiegare l’ardore religioso che spinge i suoi sostenitori a paragonarlo a Gesù Cristo o ai più grandi profeti della storia. Dimensione che rende ancor più difficile un dialogo sereno con chi crede nelle facoltà paranormali di Rol, perché qualunque ipotesi che escluda il paranormale viene da costoro vissuta come negazione di quella realtà metafisica sulla quale queste persone hanno fondato la loro esistenza.

Un’analisi lucida e realista, però, ci spinge ad attribuirgli eccellenti abilità prestidigitatorie, che fecero di lui uno straordinario illusionista in grado di far trascorrere serate di mistero e magia al suo pubblico, veicolando su queste emozioni la teoria filosofico-religiosa che riteneva corretta. Teoria sulla quale non abbiamo espresso alcun giudizio, ritenendola del tutto estranea al nostro campo di studi ma non per questa ragione priva di interesse 15.

ADSO: Ma allora come possiamo fidarci della sapienza antica, di cui voi ricercate sempre la traccia, se essa ci è trasmessa da libri mendaci che la hanno interpretata con tanta licenza?
GUGLIELMO: I libri non sono fatti per crederci, ma per essere sottoposti a indagine.


Umberto Eco, Il nome della rosa (IV giorno dopo compieta)

Note e bibliografia:

1. Comin, Jacopo, “Il mistero nella vita del favoloso dottor Rol”, Scienza e ignoto, Giugno 1973, p.61.
2. Allegri, Renzo, “Una sera con l’uomo dei misteri”, Noi, 5.10.1994, p.40.
3. Giordano, Maria Luisa, Rol mi parla ancora, Milano, Sonzogno, 1999, pp.45-46.
4. Bacone, Francesco, Novum Organum, XLIX, 1620
5. Dembech, Giuditta, “Gustavo Adolfo Rol”, Torino città magica vol. 2, L’Ariete, Settimo Torinese, 1993, pp.180-181.
6. Rol, Gustavo Adolfo, “Cara Giulietta, salva Mastorna”, La Stampa, 24 novembre 1993.
7. Di Simone G., Oltre l’umano Gustavo Adolfo Rol, Reverdito, Trento, 1996, pp. 137-138.
8. Di Simone, op. cit., p.138.
9. Si veda, ad esempio, E. Penna, M. Marconi, G. Capelli, Il manuale di Paperinik, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 1972, pp.54-55.
10. Tutte le citazioni successive sono tratte da Lugli, Remo, Rol una vita di prodigi, Roma, Edizioni Mediterranee, 1995, pp.58-60 e Di Simone, Giorgio, Informazioni di parapsicologia, n.2/1973, pp.19-22.
11. Manca, Massimo, “Rol il prestigiatore”, La voce scettica, n.8, 11.10.2001.
12. Di Simone, op. cit., p.17.
13. Allegri, op. cit., p.140.
14. Ferrari, Catterina (ed.), “io sono la grondaia” - Diari, lettere, riflessioni di Gustavo Adolfo Rol, Firenze, Giunti, 2000, p.276.
15. Sulla dottrina filosofica e religiosa di Rol si vedano il mio “Io sono la grondaia – La dottrina di G. Rol” e l’articolo di Massimo Introvigne “Gustavo Adolfo Rol e la Chiesa cattolica” su Cristianità, n.299, 2000.











fonte: www.gustavorol.net

 
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