VOCE AGLI SCETTICI - 8, DOTTRINA

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misterMistery
view post Posted on 11/11/2008, 13:15




- La grondaia insondabile

Rol si definiva “la grondaia che convoglia l’acqua che cade sul tetto”, auspicando che venisse analizzata l’acqua e le ragioni per cui l’acqua cade piuttosto che la grondaia. Questo spostamento dell’attenzione dall’“esecutore” degli esperimenti al “contenuto” degli stessi è un elemento tipico nella letteratura magica: il celebre prestigiatore e teorico dell’arte magica Aldo Colombini ha fatto dello slogan “Non è il metodo che conta ma l’effetto” uno dei capisaldi di tutto lo studio della prestidigitazione. Il significato di questo motto è che se gli spettatori vedono che la carta A si trasforma nella carta B, dal loro punto di vista il fatto che il mago usi un sistema o un altro è, dal punto di vista del risultato artistico, del tutto ininfluente. In altre parole, un prestigiatore deve cercare di focalizzare l’attenzione dello spettatore sull’effetto più che sull’esecuzione; un limite, però, è che non può spostarla sul “significato” delle sue esibizioni, come invece faceva Rol, in quanto in genere i giochi di prestigio hanno come unico fine quello ricreativo. Diverso è il caso della Gospel Magic.


- Gospel Magic

Poco diffusa in Europa ma molto praticata negli Stati Uniti, ad uso di sacerdoti e pastori di alcune chiese cristiane d’America, la Gospel Magic è una branca dell’arte magica che fa un uso didattico dei giochi di prestigio per trasmettere gli insegnamenti cristiani; tipico è il gioco della corda tagliata e ricomposta, metafora della separazione e del successivo riavvicinamento dell’uomo a Dio. Durante gli spettacoli di Gospel Magic, presentati spesso durante le lezioni di catechismo o le cerimonie religiose, un invito che viene sempre rivolto ai fedeli è quello di non concentrare l’attenzione sull’esecutore dei giochi, quanto sul significato metaforico cui questi alludono.

In situazioni del genere, gli “esperimenti” hanno tre livelli di lettura; un primo livello riguarda la procedura “tecnica” che consente di ottenere l’effetto magico – volgarmente detto “trucco”, in gergo “metodo”; un secondo livello riguarda l’effetto magico vero e proprio, che può consistere nell’apparente violazione di qualche legge naturale o di una coincidenza straordinaria, impossibile da ottenere in quelle condizioni; un terzo livello – assente nella maggior parte delle esibizioni di prestidigitazione – coinvolge il possibile “significato” metaforico che l’effetto magico intendeva suggerire.

Nascondendo una carta nella manica (livello 1 – il metodo) è possibile dar l’impressione che sia sparita (livello 2 – l’effetto), e tale sparizione potrebbe alludere metaforicamente alla distruzione del male nel mondo da parte di una divinità (livello 3 – il significato). Per creare l’impressione che qualcosa di magico stia davvero accadendo è necessario indurre – chiedendoglielo esplicitamente o, ancor meglio, in modo implicito con tecniche specifiche – lo spettatore a concentrare la sua attenzione sui livelli più alti (il secondo o, quando possibile, anche il terzo). Il segreto dello stupore indotto negli spettatori è proprio questo. Rol aveva una personalità che gli consentiva di chiedere esplicitamente ai suoi ammiratori di spostare l’attenzione dai suoi esperimenti al significato filosofico di questi.


- Le perplessità del laico

Rol scriveva:

Gradirei che uno scritto su di me contemplasse ben poco di quelli che sono gli “esperimenti” che avvengono con me, ma intrattenesse il lettore sulla ragione, sul modo e sul significato che questi fenomeni producono in una realtà assolutamente etica.

e ancora, nel suo “testamento” spirituale si lamentava così:

Dopo tanto tempo non ho costruito nulla in voi; ho soltanto colmato molte ore della vostra noia, vi ho dato spettacolo.

Alfredo Gaito conferma sue lamentele:

Rol si lamenta perché, parlando di lui, i più si soffermano ai fenomeni che, tramite lui, si realizzano, e non si tenta neppure di risalire all’origine, alla ragione di questi fenomeni.

In realtà il laico si trova in grosse difficoltà a riflettere sul “significato” che gli esperimenti di Rol potevano avere, fossero un gioco con le carte, la materializzazione di un oggetto o di un dipinto di Ravier. E’ Giorgio Di Simone a tentare una spiegazione:

Gustavo Rol aveva questa potenza: e dire che per le sue serate di esperimenti egli si serviva di semplici mazzi di carte […] per un fine che trascendeva il banale mezzo, per far capire agli altri quale potesse essere la potenza della mente umana e, di riflesso, quella dello spirito.

ed era Rol stesso a spiegarlo con le sue parole:

Quale sia la finalità autentica di queste cose me lo ha detto Rol stesso: è l’interesse, l’utilità offerta a chiunque sappia credere e riconoscere in un trascendente che esiste, quelle possibilità che una legge di altissima espressione morale contiene, a beneficio di chi voglia e sappia in esse attingere forza, equilibrio e conforto per affrontare degnamente l’ardua prova della vita.


- Il "tipo" Rol

La dimensione etico-religiosa è un aspetto che va tenuto in considerazione per affrontare in modo completo il problema Rol. Massimo Manca propone un’interessante analisi sullo stile di Gustavo Rol e sugli aspetti più “spirituali” dell’ambiente in cui si trovava a muoversi:

Occorre fare molta attenzione […] a non confondere nello stesso “calderone” l’intera massa dei sensitivi “carismatici”, che rispondono alle esigenze di pubblici estremamente diversi. Il “tipo Sai Baba” risponde a un’esigenza religiosa che non trova risposte “forti” all’interno di una religione occidentale ormai avvertita come secolarizzata; il “tipo mago Ciro” risponde a esigenze di piccolo cabotaggio, talvolta drammatiche, ma legate di norma a questioni estremamente materiali; il “tipo Rol” è […] qualcosa di completamente diverso. Rol non si presentava come un maestro di saggezza il cui verbo avrebbe dovuto “sostituire” o “completare” una religione tradizionale nella quale egli era perfettamente inserito. Il pubblico di Rol era in stato di quies religiosa; poteva andare a Messa al mattino e la sera trovarsi a casa del sensitivo: nessun conflitto; non aveva bisogno di farsi promettere ricchezza, salute o amore; non proiettava la propria gioia nel futuro (“mi ha detto che troverò un lavoro e il fidanzato”), ma godeva della magia del presente. […] Rol affermava di non avere poteri di per sé ma di essere “una grondaia” attraverso cui Dio, o la natura metafisica dell’universo, poteva operare piccoli prodigi, e attingeva agli archetipi tradizionali del soprannaturale, fondando la spiegazione teorica a uso del pubblico dei suoi effetti su una base cattolica impreziosita artisticamente con qualche nuance teista.


- Lo spostamento dell'attenzione su Dio

In un articolo sugli stratagemmi psicologici che i falsi sensitivi adottano per creare l’illusione di possedere facoltà paranormali, Massimo Polidoro cataloga sotto la categoria “Metodi per essere credibili” la tattica di attribuire a qualche fonte esterna l’origine dei propri poteri:

Solitamente i sensitivi affermano che i poteri di cui sono dotati provengono da forze sovrannaturali al di fuori del loro controllo. I medium affermano spesso che sono gli spiriti a guidarli e a suggerire loro le condizioni ideali per le loro manifestazioni. […] Secondo James Randi, una “regola” […] è questa: “Attribuisci a Dio i tuoi successi, e incolpa te stesso per qualunque errore di interpretazione dei suoi divini messaggi. In questo modo, i tuoi detrattori dovranno prendersela con Dio”.

E che Rol attribuisse a Dio le sue facoltà è risaputo. Accompagnava ogni prodigio con le parole “Se Dio vuole”, e al termine soleva ripetere: “Mi sento di ringraziare Iddio delle possibilità che Egli mi dona, commosso e confuso, perché indegno di tanta grazia”. Come attesta Massimo Inardi,

a suo [di Rol] parere nei fenomeni paranormali (e nei suoi in particolare) non c’è nulla da studiare, perché espressioni del Dio superiore e quindi al di fuori di ogni possibilità umana di studio e di indagine.

Un giornalista di Roma, Jader Jacobelli, dopo aver assistito ad alcuni esperimenti aveva chiesto a Rol una spiegazione di quanto era avvenuto; queste sono le parole del giornalista:

Rol, dopo cena, mi si avvicinò e disse che voleva darmi un chiarimento. Tanto grande era stata l’emozione dell’esperimento di poco prima, quanto grande la delusione delle sue spiegazioni. “Io sono soltanto – spiegò – uno strumento della Divinità. Forse per testimoniare la sua esistenza in un mondo sempre più pagano.” […] Obiettai con un certo imbarazzo: “Non è arbitraria una tale interpretazione religiosa?”. Si infastidì e con un tono un po’ seccato: “Voi giornalisti preferite esaltare più la potenza dell’uomo che quella di Dio”. Poi allontanandosi, come borbottando, aggiunse questa bella frase: “Forse perché Dio non fa cronaca”.

La domanda del giornalista è più che giustificata e comprensibile. In realtà, il fatto di spostare in campo religioso la discussione sui fenomeni fisici da lui prodotti, permetteva a Rol di mettersi ulteriormente al sicuro da eventuali controlli troppo stretti: l’attribuzione a Dio di quanto avveniva rendeva assolutamente impossibile l’applicazione di qualsiasi protocollo di verifica scientifica.


- Religione come alibi

Non potendosi applicare il metodo scientifico nell’ambito della teologia e della filosofia, Rol si trovava ben protetto da qualsiasi attacco nell’affermare di non far parte della scienza e nell’attribuire significati religiosi ai prodigi che produceva.

Uno degli esperimenti più esemplari in questo senso è l’apparizione di una ghirigoro scritto a matita costituito da una serie di coppie, composte da un numero e un seme, poste una sotto l’altra con andamento curvilineo che indicavano la posizione di tutte le carte di un mazzo ripetutamente mescolato e alzato dai presenti. Alla fine dell’elenco, dopo il 5 di fiori, il disegno continuava con le coppie di lettere SI, AL, OD, AT ecc. che, lette in sequenza, formavano la frase: “Sia lodato Iddio che ci offre questo segno della sua esistenza della sua gloria e della sua potenza”.

Chi avrebbe potuto sospettare anche solo per un istante la presenza di un trucco in questo prodigio di Rol, quando questo veniva attribuito nientemeno che al Creatore stesso? Nulla, in quel clima, sarebbe parso più blasfemo.


- Giochi di prestigio, prova dell'esistenza di Dio?

Durante un esperimento, Rol fu particolarmente esplicito: dopo aver evocato una persona morta qualche tempo prima e fatto apparire un messaggio di costei su un notes, si rivolse a Dio dicendo:

Ti ringrazio di avermi permesso di provare la Tua esistenza.

Pur non entrando in dotte disquisizioni filosofico-religiose, non è necessario essere teologi per sapere che la fede, in particolare secondo la tradizione cattolica, non ha bisogno di prove; nonostante ciò, Rol aveva detto a Dino Buzzati:

Tutto quello che io sono e io faccio viene di là (e indicava il cielo), noi tutti siamo una parte di Dio… E a chi mi domanda perché faccio certi esperimenti, rispondo: li faccio proprio a confermare la presenza di Dio.

Il meccanismo che entrava in gioco era molto vantaggioso: quanto Rol faceva era mirato a confermare l’esistenza di Dio; contemporaneamente, era Dio a confermare la genuinità di quanto Rol produceva.

Piero Cassoli riprende l’argomento, in modo molto critico, in un articolo recensione sui Quaderni di Parapsicologia del Centro Studi Parapsicologici di Bologna:

Di incongruenze ne abbiamo già viste diverse, ma quello che appare più stridente è la dissonanza tra la professione di umiltà che Rol avanza continuamente e che alcuni gli riconoscono e il “testamento di Rol” che viene riportato alla fine del libro [di Allegri]. Dice il dr. Gaito: “Nel suo testamento – io l’ho letto – Rol afferma di avere avuto in assoluto le prove dell’esistenza di Dio e di quell’immortalità cui si accede soltanto con l’elevazione dello spirito”. Ma quello che più mi ha deluso e amareggiato è il seguito: “(Rol) conosce di essere dotato di possibilità non comuni e di avere fatto di tutto per illuminare gli altri.” Io voglio solo sperare che Rol, cui non so se arriverà questa mia relazione, vorrà non solo smentire la sua collaborazione al libro, ma vorrà smentire anche alcuni contenuti di tipo vagamente patologico come quello di avere raggiunto la prova assoluta della esistenza di Dio e della immortalità.

Tali contenuti non furono mai smentiti. Maria Luisa Giordano riprende l’argomento nel suo Rol e l’altra dimensione scrivendo esplicitamente:

[Rol] affermava di avere avuto le prove dell’esistenza di Dio e dell’immortalità dell’anima, a cui si accede solo con l’elevazione dello spirito.


- "Tutto fa brodo" ovvero, un po' Dio, un po' lo Spirito Intelligente

A volte, però, Rol attribuiva i suoi “poteri” ad uno spirito che chiamava “spirito intelligente”. Così ne parlava:

Quando dico “spirito intelligente” intendo questo: ogni cosa ha uno spirito, un sassolino, una montagna, un filo d’erba. Tutto ciò che esiste ha uno spirito, una sua ragione d’essere. Ma solo l’uomo è intelligente, lo spirito dell’uomo. Ed è questo spirito intelligente sia dei defunti che dei viventi a produrre questi fenomeni. Pittura e disegni vengono fatti dagli spiriti intelligenti dei pittori defunti […], però a volte intervengono anche pittori viventi. […] A volte è il mio spirito intelligente ad operare. In fondo è la stessa cosa, lo spirito che è nell’uomo sopravvive alla morte e può continuare ad operare, a creare.

La teoria dello “spirito intelligente”, che spiegherebbe l’origine di molti prodigi compiuti da Rol, non è altro che la riproposizione, con parole diverse, dell’origine divina dei suoi poteri; ciò risulta particolarmente evidente in un brano tratto da una conversazione avvenuta tra lo studioso di parapsicologia Nicola Riccardi e Gustavo Rol:

N. RICCARDI: Domani a Milano […] i signori convenuti mi guarderanno in faccia e chiederanno che – oltre alla dizione “spirito intelligente” – io mi slanci a spiegare qualche cosa in più: mi dia un sinonimo di questa espressione, almeno.
G. ROL: Come si fa a dare un sinonimo di Dio?


Il 25 settembre e l’8 ottobre 1975, durante due “sedute” uno spirito intelligente si rivelò ai presenti scrivendo un lungo testo. Lo spirito apparteneva, secondo Rol, ad un ex anarchico-mangiapreti che, scoperta l’esistenza di Dio nell’aldilà, la annuncia con un lungo discorso moraleggiante, impresso in modo apparentemente paranormale su un mazzo di carte da gioco. Il “paterno ammonimento” ad abbandonare orgoglio, egoismo, intemperanza e crudeltà viene seguito da una profezia in cui si annunciano guerre e spargimenti di sangue. Il messaggio si chiude con la “sublime rivelazione che Dio esiste”. Remo Lugli si rallegra del fatto che l’ex mangiapreti si sia sbagliato nella sua premonizione, “visto che sono passati quasi due decenni senza che siano accadute, da noi, quelle sventure che egli diceva in vista per un tempo imminente”. Questo episodio mostra in maniera molto evidente che i messaggi ottenuti durante le sedute erano spesso esplicitamente mirati a sostenere l’esistenza di Dio.


- La morale a fondamento

Nella lettera a Jemolo, Gustavo Rol pone un altro vincolo ai “fenomeni” che si manifestano attraverso di lui: per realizzarli sarebbe necessaria, infatti, una rigidissima morale. A proposito di questa affermazione il parapsicologo Giorgio Di Simone scrive:

Vorremmo innanzitutto mettere in evidenza alcune contraddizioni insite nell’operato del Rol rispetto alle sue affermazioni. […] Il Rol afferma – secondo noi con giusta intenzione – che i suoi poteri vanno usati riservatamente solo per aiutare chi soffre, senza cedere ad alcuna pretesa di speculazione. Viene però in seguito affermato dall’Avv. Rappelli che, almeno una volta, i “suggerimenti” di una (sic) “spirito intelligente” cui si era rivolto un grande regista italiano, suggerimenti scritti su vari fogli di carta, non furono distrutti come al solito, ma lasciati in possesso del regista e da lui conservati e consultati per un’opera certamente non carismatica!

Nel suo libro Oltre l’umano Gustavo Adolfo Rol, Di Simone specifica che il “grande regista italiano” era Federico Fellini, e con ogni probabilità l’opera “certamente non carismatica” era il film “Giulietta degli spiriti”. A questo punto sarebbe fuori luogo andare alla ricerca degli aspetti meno “nobili” della personalità di Gustavo Rol per minarne la credibilità; era, infatti, un uomo come tutti, con i suoi pregi e i suoi difetti, e lui stesso lo riconosceva; talvolta si definiva “pigro, goloso e lussurioso”, altre volte riconosceva in sé sentimenti di “onestà, adattamento e sacrificio”.

Non è tra gli obiettivi di queste pagine insinuare sospetti gratuiti sulla sua condotta di vita, sospetti che, invece, ha avanzato – con un’operazione editoriale di cattivo gusto – la sua sostenitrice Giuditta Dembech. Nel suo recente Scritti per Alda la giornalista ha pubblicato (senza alcuna autorizzazione da parte dell’autore, ormai defunto) una raccolta di lettere che Rol avrebbe dedicato ad una donna con la quale avrebbe instaurato un rapporto adulterino. Volutamente non sono qui approfonditi questi aspetti in quanto, quando anche si dimostrasse, cosa del tutto antitetica rispetto alle intenzioni di chi scrive, che la condotta di vita di Rol era tutt’altro che immacolata, questo non aggiungerebbe né toglierebbe alcunché allo studio dei fenomeni da lui prodotti, oggetto primo di questa indagine.

Pur rimanendo aperti a qualsiasi fenomenologia che in futuro si rivelasse provata, infatti, si tratterebbe di un unicum una facoltà che svanisse con un comportamento immorale o che dipendesse da un atteggiamento etico. L’abilità di un atleta può dipendere da diversi fattori, anche psicologici, ma non ha nulla a che vedere con la condotta morale di costui. Alcuni parapsicologi – e Rol in particolare – sostengono, invece, che

le facoltà “psi” si estinguono in breve tempo se diventano uno strumento di guadagno personale; così come una medianità male indirizzata.

Inutile ribadire che non esiste alcuno studio a supporto di quest’affermazione, del tutto ipotetica.


- La dottrina di Rol

A questo punto può essere interessante approfondire i principali caratteri della “dottrina” promossa da Gustavo Rol. Nel suo testamento spirituale scrive:

Almeno un piccolo tentativo avreste pur potuto farlo, quello di muovervi verso di me o almeno verso le cose altissime che mostro a voi ciechi, egoisti, indifferenti a quel che succede.

Ma quali erano le “cose altissime” che Rol “mostrava”? Anche Massimo Introvigne se l’è chiesto, e in un articolo pubblicato su Cristianità scrive:

Spesso [Rol] amava dire che il suo insegnamento sarebbe stato reso noto soltanto dopo la morte, e proprio in questi anni documenti inediti cominciano ad affiorare, anche se molto resta ancora da pubblicare. Rol si diceva credente e praticante, e certamente fra i suoi ammiratori si annoverano molti cattolici, alcuni dei quali noti e illustri. Quello che si sa delle sue idee lascia però molte perplessità. Trascuro il suo atteggiamento nei confronti dell’amore e del matrimonio – che prevedeva “matrimoni celesti”, ma non puramente platonici, in presenza di legami matrimoniali preesistenti e del tutto validi –, che potrebbe attenere al semplice privato di Rol. Si potrebbe anche considerare non decisivo l’atteggiamento sulla reincarnazione, perché – scrive Giuditta Dembech – “a volte l’accettava completamente, lanciandosi a raccontare episodi che ci stupivano sull’uno o sull’altro personaggio storico o addirittura sui presenti… A volte invece, accampava forti riserve modificando o contraddicendo quanto aveva affermato in precedenza. Altre ancora pareva respingerla apertamente”. Sembrerebbe dunque che non si possa ascrivere con certezza Rol al campo oggi vasto dei reincarnazionisti, anche se molti ammiratori lo considerano la reincarnazione di Carlo Magno e di Napoleone Bonaparte, e pure se la Dembech ritiene che “Rol credesse fermamente nella reincarnazione” e si smentisse occasionalmente sul punto soprattutto “per non urtare la suscettibilità della Chiesa”. Infatti, se Rol parlava spesso della sua affinità con Napoleone, quando una rivista scrisse che egli si considerava la reincarnazione di Napoleone, in una lettera al direttore smentì: “Nulla di più falso: una simile affermazione va contro ogni mio principio religioso e filosofico”. Ma proprio il messaggio centrale, che sembra emergere da quanto si va pubblicando di Rol, è estraneo alla visione del mondo cattolica. L’insegnamento di Rol è incentrato sulla nozione di "spirito intelligente" come realtà che è nel senso più vero “quello che siamo”, e che rimane sulla terra anche dopo la morte. Il sensitivo torinese disprezzava certamente le sedute spiritiche comuni e “volgari”, e tanto più i medium che operano per denaro. Tuttavia, non escludeva che gli “spiriti intelligenti” potessero manifestarsi dai “regni invisibili”, e partecipava a “sedute” – designate espressamente con questo termine nonostante la sua dichiarata avversione allo spiritismo – se riteneva che fossero immuni dai pericoli dello spiritismo volgare.


- Teosofia

Più che con la dottrina cattolica, la teoria di Rol a proposito dello “spirito intelligente” aveva a che fare con la Teosofia, come mette in luce ancora Introvigne:

La sua nozione di “spirito intelligente” si ritrova, al di fuori della tradizione propriamente spiritista, nell’ambiente teosofico e in vari filoni del New Thought anglo-americano. Lo “spirito intelligente” per Rol continua a esistere in una sorta di eterno presente.

In una lettera indirizzata al fratello Carlo nel 1951, Rol scrive:

La mela che Sempronio mangiava il 16 luglio 1329, esiste tuttora, non meno di quando era attaccata ai rami dell’albero e prima ancora che l’albero esistesse né col 16 luglio 1329 la sua funzione venne a cessare, poiché nel tutto che si accumula, ogni cosa rimane operante, Dio e i suoi pensieri essendo la medesima cosa e non potendo un aspetto separato di questa cosa modificare la natura della cosa stessa. Dio è eterno e inconsumabile, onnipotente e multiforme e noi, parte di Dio, siamo la stessa cosa che Dio.

Ed è lo stesso Carlo a riconoscervi riferimenti alla dottrina teosofica. Scrive, infatti:

Carissimo Gustavo, […] nella Tua lettera trovo, per la prima volta da parte Tua, dei concetti teosofici. […] Io ho frequentato durante gli anni scorsi la Sociedad Teosofica Argentina […] quindi sono abbastanza al corrente del pensiero dei teosofi.

Massimo Introvigne vi ritrova elementi del pensiero di Rudolf Steiner (1861-1925), inventore della Scienza Antroposofica, secondo il quale l’esistenza si svolgerebbe su quattro piani differenti, in ognuno dei quali l’uomo assumerebbe un corpo differente: il corpo fisico, il corpo astrale, il corpo mentale e quello “akasico”. Quest’ultimo, che rappresenterebbe la coscienza, riceve e trascrive, facendole diventare natura medesima dell’individuo, le esperienze dell’uomo. Su questo piano sussisterebbe la traccia di tutto quanto è esistito. Rol, del resto, definisce Steiner “forse il primo uomo che sia riuscito a farsi libero” e l’Antroposofia “scienza pura dello spirito nella stessa guisa che la scienza naturale è scienza della natura”. E questo sebbene Steiner “solamente uno spiraglio aprì della massiccia porta di granito che separa l’uomo che vive dal mondo delle rivelazioni alle quali è destinato”.


- La presa di distanza di Introvigne

Sul presunto cattolicesimo di Rol, Introvigne non lascia spazio a dubbi:

Questi riferimenti culturali di Rol sono a filoni certamente importanti nella storia culturale dell’Occidente, ma dove la visione del destino dell’anima – e non solo – è diversa e inconciliabile rispetto alla dottrina cattolica. Quest’ultima – nelle sue espressioni magisteriali, che non vanno confuse con le affermazioni di singoli sacerdoti, talora entusiasti di presunti fenomeni di contatto con i defunti – ripudia qualunque tipo di “seduta” e di medianità. I cattolici hanno imparato fin dal 1800 a diffidare di chi propone scorciatoie per “provare” l’immortalità dell’anima – o dello “spirito intelligente” – e, con tutto il rispetto per l’onestà di Rol, le manifestazioni dello spirito di Goya, che disegna la duchessa d’Alba oltre cento anni dopo esser morto, o la “scienza pura dello spirito” di Steiner veramente non hanno nulla da spartire con la fede cristiana. […] Tutto questo non è, né vuol essere, una presa di posizione nella polemica sul carattere reale o simulato dei “fenomeni” di Rol. Una soluzione soddisfacente per tutti ai quesiti sollevati da questa polemica, per i motivi accennati, è allo stato impossibile. È tuttavia importante distinguere fra i “fenomeni” e la dottrina di chi dei “fenomeni” è protagonista. La Chiesa cattolica insegna che la dottrina è ben più importante dei fenomeni apparentemente miracolosi nel giudicare della santità di un candidato alla beatificazione, o dell’attendibilità di un’apparizione mariana. Certamente, per un cattolico, è sulla base della dottrina che si deve giudicare il significato di “fenomeni” apparentemente straordinari, e non viceversa. […] Le dottrine cui fatalmente si accosta chi approfondisce la sua [di Rol] figura appartengono […] – al di là dei suoi personali desideri – a una tradizione metaphysical – nel senso anglosassone del termine – ed esoterica, certo meritevole di essere studiata come componente importante della cultura occidentale moderna, ma altrettanto certamente alternativa rispetto alla fede della Chiesa cattolica.

La linea che queste pagine intendono seguire è proprio quella della netta distinzione tra i fenomeni e la dottrina di chi di tali fenomeni fu protagonista. Naturalmente non si ha la presunzione di affermare d’aver esaurito in poche righe un argomento così ampio come quello del pensiero filosofico di Gustavo Rol, meritevole di ulteriori approfondimenti da parte di umanisti più che di scienziati, ma era doveroso mettere in luce alcune contraddizioni tra la letteratura agiografica a lui dedicata e la reale natura del suo pensiero (qualcuno si è spinto addirittura a proporne una beatificazione…).


- L'agiografia oltranzista

Esiste una vera e propria corrente agiografica che ha creato patetici e imbarazzanti aneddoti a proposito di Gustavo Rol, come questo, riportato da Giorgio De Simone:

Il dottor Rol, cattolico convintissimo e praticante, godeva della stima affettuosa del defunto arcivescovo di Torino, Monsignor Fossati. Un giorno, recatosi a fargli visita, lo trovò in uno stato d’animo gravemente preoccupato. Un giovane sacerdote della sua diocesi, uno dei più promettenti e devoti, era stato irretito dalle arti di una donna di dubbi costumi, ed era deciso a gettare la tonaca alle ortiche ed a sposarla, cosa che recava un gran dolore al paterno Arcivescovo. Ma il giovane non aveva più risposto ai richiami del suo superiore, si rifiutava di avvicinarlo e persino di rispondergli al telefono. Le famose “cento coppie di buoi” erano vinte dalla sottile forza della femminilità. Il dottor Rol, avuta la desolante confidenza di Monsignor Fossati, intuì di poter intervenire con i suoi poteri in questo caso, e chiese qualche giorno di pazienza. Tornò dopo pochi giorni dall’Arcivescovo e lo informò che fra poco egli avrebbe avuto una telefonata del sacerdote e lo pregò di farlo venire subito alla Curia, senza che però potesse vedere Rol. La telefonata venne, con enorme stupore dell’Arcivescovo, che ormai di certo non si aspettava una resipiscenza del giovane. Disse a Rol che questi sarebbe venuto subito e il sensitivo si dispose in modo che il giovane non potesse vederlo entrando. Arrivò, fu introdotto, e l’Arcivescovo si mise subito fra lui e la porta per impedirgli di fuggire. Soltanto allora il giovane vide Rol. Impallidì. Quasi tremante pensò ad una impossibile fuga, e finì per inginocchiarsi ai piedi dell’arcivescovo, chiedendo perdono. Oggi è uno dei migliori parroci di un paese distante da Torino.

Ci sono diversi elementi in questo racconto che lo rendono sospetto; innanzitutto, i testimoni citati sono tutti morti o inaccessibili: Monsignor Fossati e Rol sono ormai defunti, mentre del “giovane sacerdote” non viene fornito alcun dato per identificarlo, ma è definito soltanto come parroco “di un paese distante da Torino”. Non c’è alcun riferimento temporale, se non quello che si può ricavare dal fatto che, in quel periodo, Monsignor Fossati era Arcivescovo di Torino. La fonte del racconto è, a sua volta, anonima; così, infatti, viene introdotto: “Un amico del dottor Rol, che non nominiamo, ci ha raccontato questo episodio…”

Ma quel che più colpisce in questo fatto è ben espresso dal commento che ne dà Giorgio Di Simone:

A qualcuno, specialmente se è un giovane, questo episodio può apparire censurabile, ed io non gli darei torto, perché in esso si può vedere configurata una violenza psicologica e pseudo morale.

Subito dopo, però, è più indulgente:

E’ impossibile sapere fino a che punto la chiaroveggenza e la precognizione di Rol abbiamo “visto” qualcosa che poteva giustificare il suo intervento.

E’ singolare il tentativo di giustificare in ogni modo il presunto gesto di Gustavo Rol per non essere costretti a mettere in dubbio quella saggezza e correttezza assoluta che gli venivano attribuite. E visto che l’unico modo di comprendere il fatto è quello di ipotizzare un intervento paranormale, Di Simone non ci pensa due volte: con ogni probabilità Rol aveva compiuto quello strano e apparentemente irrispettoso gesto grazie alle sue facoltà di chiaroveggenza e precognizione.


- Ma per Messori, anche Rol tira verso il Vaticano

Anche il noto giornalista e scrittore cattolico Vittorio Messori afferma che Rol fosse un autentico cattolico; scrive, ad esempio, in un articolo per il Corriere della Sera, dal titolo “Quella volta che mi sconvolse”:

Credente, ma non nel vago Dio degli gnostici, degli umanisti, dei sincretisti, bensì nel Dio di Gesù Cristo (anzi, nel Dio cattolico […]), Gustavo Adolfo Rol praticava con coerenza un suo straordinario “apostolato”. Come mi confermò nell’ultima telefonata, alcuni mesi fa, le capacità che solo Dio, diceva, gli aveva dato le utilizzava per confondere gli atei, per far riflettere gli agnostici, per confermare i cristiani.

Non c’è bisogno di entrare in sottigliezze teologiche per constatare che il laico si trova in estrema difficoltà a intravedere un “significato” o un messaggio nell’operato di Rol, e questo non per una particolare “chiusura mentale” che spesso viene attribuita agli “scettici”, cui spesso ci si riferisce con particolare disprezzo definendoli – con un’antipatica generalizzazione – “atei e scientisti”.

Se, infatti, in Rol risultano immediatamente conformi al messaggio cristiano l’impegno sociale profuso presso i locali del Cottolengo di Torino e le attività benefiche che gli vengono attribuite dai suoi biografi, in particolare da Maria Luisa Giordano, ci si trova in grande imbarazzo a cercare un “significato” in un dieci di cuori che si trasforma in un sei di fiori. Da un lato si è tentati di considerare tale “fenomeno” un puro e semplice divertissement, un innocuo e – perché no? – dilettevole gioco di società. Ma i sostenitori di Rol non sono d’accordo. Secondo Vittorio Messori, quelli di Rol erano “esperimenti non fini a se stessi, non divertissement eleganti, ma perseguiti per far riflettere ben più che per sbalordire”. Giorgio Di Simone concorda: “non una specie di gioco di società – come molto, ahimé!, hanno pensato, sovente in malafede o per drammatica carenza di sensibilità –, cioè un gioco fine a se stesso, ma che erano invece il costante tentativo di Gustavo di fare scorgere, a chi assisteva, quello «spiraglio di luce», una Porta appena socchiusa sul grande mistero della Materia e dello Spirito”.

Ma a quali riflessioni può condurre una carta che si trasforma in un’altra? O un libro letto nonostante sia chiuso? O un dipinto che si materializza in un foglio apparentemente bianco?


- L'imbarazzante iato tra i giochi salottieri e la spiritualità

Il parapsicologo come Nicola Riccardi si stupì della grande “dialettica forzante fra le premesse salottiere di quello che si propone come divertimento di una piccola società e le implicazioni profonde dei risultati evidenti ma incredibili raggiunti dagli esperimenti di potestà fisica su futili cose che costituiscono tutta la problematica apparente di Gustavo Adolfo Rol”. Poco dopo la morte di Gustavo Rol, Emilio Servadio si chiese su Il Giornale dei Misteri perché un uomo apparentemente illuminato dalla divinità abbia speso “tanto del suo tempo, e delle sue energie in una continua produzione di futilità: poiché altro non sono, spiritualmente parlando, se non futili […] le «meraviglie» delle carte semoventi, o degli acquerelli «auto-dipinti», che hanno sbalordito per tanti anni i fans di Gustavo Rol”.

Qualcuno ha proposto un sillogismo molto ingenuo, secondo cui le facoltà che permetterebbero di produrre fenomeni del genere implicherebbero l’esistenza del trascendente, o addirittura di Dio.

Se così fosse, la parapsicologia – che da più di un secolo studia la possibilità della psicocinesi e della chiaroveggenza – potrebbe sfociare nella teologia, cosa che fino ad oggi non è mai successa, sebbene questo venisse auspicato da Gustavo Rol quando diceva:

Auspico un diverso modo di intendere la scienza, che non dovrà più essere separata da filosofia e religione, un diverso approccio alla natura, una maggiore vicinanza a Dio.

La separazione tra fisica e metafisica ha costituito un momento importante nel progresso della conoscenza, ed è stata un’importante conquista il riconoscere la necessità di sviluppare approcci differenti per ambiti molto diversi tra loro. Filosofia, teologia, scienze biologiche, psicologiche e giuridiche richiedono metodi e strumenti di analisi molto eterogenei, e non credo che l’affermazione di Rol possa realisticamente leggersi come il desiderio di fare un tutt’uno di filosofia, religione e scienza.

Bisogna comunque dar atto a Gustavo Rol di un atteggiamento religioso, almeno a quanto è possibile reggere nei resoconti che ne dà Maria Luisa Giordano, che – pur non collocandolo proprio al centro dell’ortodossia cattolica – aveva caratteri di estrema apertura ed ecumenicità, considerati i tempi nei quali era vissuto, almeno nei confronti dei fedeli di altre religioni:

Affermava che è essenziale il dialogo delle religioni, che vi deve essere unione e dialogo tra cristianesimo, ebraismo e islamismo. Condannava chi osava esprimere disprezzo e ostilità nei confronti di chi appartiene ad altri gruppi o etnie. Non pensava a una religione unitaria, ma a una pace autentica tra le religioni […] L’unità, la pace, il dialogo che gli stavano tanto a cuore erano per lui una passione ardente.

Mostrava anche una notevole perspicacia quando affermava che

la religione a cui ciascuno di noi appartiene è dovuta molto più a un incidente di nascita che a una questione di scelta personale, e la stessa cosa succede con la nazionalità.


- Anatema!

Molto severo era l’atteggiamento di Rol nei confronti dei non credenti, a partire da quelli che non credevano in lui. Così si esprimeva con veemenza in una lettera inviata ad una rivista esoterica:

Chi non ha creduto in me senza conoscermi o, peggio ancora, chi mi avvicinò, col deliberato proposito di poi denigrarmi mettendomi nel fascio di tutto il paranormale di cui non si può o non si vuole ammettere l’esistenza, ha commesso un’azione delittuosa della quale dovrà rispondere ad un Dio che certamente ignora.

Compare nelle parole di Gustavo Rol un argomento che più volte verrà ripreso dai suoi sostenitori, secondo cui chi non accetta l’esistenza del paranormale è necessariamente ateo, o almeno “certamente ignora” Dio. Con un’espressione molto superficiale, Giuditta Dembech scrive, ad esempio, che il celebre fisico torinese Tullio Regge, “ateo come tutti gli scienziati, negando l’esistenza dell’anima, non poteva certamente trovare il nesso fra spirito e materia”.

L’idea che la fede nel paranormale abbia qualcosa a che vedere con la fede in Dio è del tutto scorretta, frutto di un grave pregiudizio. Un conto è accettare o meno l’esistenza di un fenomeno per il quale non siano ancora state fornite prove sufficienti, un conto è accettare o meno l’esistenza di un’Entità per la quale è necessario un atto di fede anziché una vera e propria “prova”.

Se esistessero, i fenomeni paranormali si manifesterebbero nel mondo fisico – e questo a prescindere da qualsiasi possibile legame con il trascendente – diventando empiricamente verificabili; l’esistenza di Dio, invece, è – nella maggior parte delle religioni e in particolare in quella cristiana cattolica – materia di fede prima che di esperienza, in quanto si manifesta in un mondo, quello trascendente, cui non è possibile accedere con i mezzi che permettono, invece, l’indagine nel mondo fisico. Mentre nella scienza esiste un accordo intersoggettivo sui “metodi” di indagine, in ambito religioso sono presenti innumerevoli vie d’accesso al trascendente, dal misticismo alla rivelazione, sulle quali, però, non esiste accordo intersoggettivo. In particolare questo tipo di esperienze manca di oggettività, mentre gli esperimenti scientifici devono essere totalmente oggettivi, e permettere a chiunque si metta nelle stesse condizioni di chi ha prodotto un qualche fenomeno di riprodurlo.

Trovandosi, dunque, su due piani totalmente distinti, la scienza su un piano oggettivo, la religione su un piano soggettivo, non può esservi confusione né dipendenza reciproca, e l’accettazione o meno del paranormale non ha nulla a che vedere con la fede religiosa. Lo dimostra il fatto che i comitati di indagine sul paranormale che si occupano di fenomeni legati alla religione, si limitano all’analisi di fenomeni “fisici” e non prendono in considerazione affermazioni dottrinali o metafisiche. Non è mai stato indagato “scientificamente”, ad esempio, il fenomeno della “transustanziazione”, mentre lo è stata la Sindone di Torino, oggetto la cui origine storica può essere determinata a partire non da riflessioni dottrinali ma da studi di natura scientifica e filologica.







fonte: www.gustavorol.net
 
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