VOCE AGLI SCETTICI - 4/c, RICERCHE - LA SCENOGRAFIA

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misterMistery
view post Posted on 11/11/2008, 01:31




- La scenografia

Varcare la soglia del quarto piano della palazzina di Gustavo Rol doveva essere un'esperienza indimenticabile.

Secondo Remo Lugli

L’indirizzo di via Silvio Pellico 31 suonava a molti come una meta sognata, ma irraggiungibile, una strada da favola. Fra gli ammiratori, se uno un giorno poteva annunciare di essere stato ricevuto da Rol in casa, veniva guardato come una rarità, una persona baciata dalla fortuna e immediatamente subissata di domande. Chi entrava in casa di Rol per la prima volta aveva l’impressione di trovarsi in un museo o in una mostra d’antiquariato. Delle cose antiche che gli erano passate per le mani negli anni del suo commercio antiquario, aveva trattenuto per sé le più belle, in tutti i settori: mobili, quadri, argenteria, arazzi, papiers peints. Aveva dipinti di grandi firme, dal Seicento all’Ottocento, mobili di ebanisti famosi, come un trumeau del Piffetti, stipettaio che aveva lavorato per le case regnanti ed era morto a Torino nel 1777. Nel salotto verde, dove al centro c’era il tavolo rotondo intorno al quale Rol sedeva con gli amici per gli esperimenti, le pareti erano coperte da pregevoli carte dipinte del primo Ottocento, con soggetti alpestri, rallegrati dalla presenza di una statua in marmo bianco raffigurante una donna nuda. Nel vasto ingresso, su un tavolo del ‘700, troneggiava il busto di Napoleone, un Napoleone giovane, dell’epoca della campagna d’Italia. Era un busto carico non soltanto della sua storia di oggetto artistico nato all’inizio dell’Ottocento, ma anche della personalità di Rol. Era lì, in quella prima sala del grande appartamento, come volesse dare il benvenuto agli ospiti, grazie alle doti di sensitivo del padrone di casa.

Così Maria Luisa Giordano ricorda la sala degli esperimenti:

Era un ambiente molto suggestivo: alle pareti, uno splendido papier peint del Settecento, che raffigurava scenari agresti con grandi pini, in lontananza un castello su di un’altura e sullo sfondo montagne innevate. Al soffitto, un lampadario centrale a gocce di cristallo, ai lati delle appliques. Su due consolle laccate con fregi dorati, che provenivano da Casa Savoia, orologi, candelieri, potiches, vasi preziosi. Sembrava di essere in un museo. In una nicchia illuminata c’era una statua di Paolina Borghese, sorella di Napoleone; sul tavolo un tappeto verde su cui erano sistemati diversi mazzi di carte da gioco e fogli di carta bianca formato protocollo. Sopra la porta divisoria, dei piccoli specchi a forma di rombo, disposti in modo geometrico, facevano sì che dalle vetrate un suggestivo inganno ottico si riflettesse sul soffitto della stanza.
I dipinti conservati nella sua casa museo erano oltre cinquanta, quasi tutti di autori piemontesi, e tra le saliere, le maioliche e le porcellane di Meissen, spiccavano un giradischi di legno del 1920, un vecchio proiettore per diapositive e una macchina fotografica Zeiss. Niente oggetti esoterici, però. Solo una “strana lanterna magica in metallo che, probabilmente, fu un regalo scherzoso a Rol” . La poltrona su cui si sedeva era definita “intoccabile, come il trono di un regnante”.


Secondo Renzo Allegri

la sua abitazione costituiva la meta più ambita per chi voleva provare il brivido del mistero.

E’ difficile pensare che qualcuno ammesso in casa Rol, guardato da tutti “come una rarità, una persona baciata dalla fortuna”, fosse indotto anche lontanamente a gettare sospetti sulle attività del padrone di casa. E’ comprensibile il desiderio di conservare questo privilegio, certamente più forte del desiderio di registrare rigorosamente i tempi, le fasi e le procedure che caratterizzavano i “fenomeni” prodotti da Rol. Privilegio di cui tutti erano ben consapevoli. Maria Luisa Giordano scrive:

[Sono] sempre più consapevole del privilegio che ho avuto, di poter conoscere da vicino e amare questo personaggio così misterioso e affascinante.

e più avanti:

Mi sento trasformata e ho il cuore ebbro di gioia perché mi sembra di essere stata raggiunta da un raggio luminoso, di aver potuto ricevere la rivelazione.

Da un lato la scrittrice si trova nella condizione ideale per riferire della sua esperienza di vita accanto a Gustavo Rol; dal punto di vista di un’indagine sulle testimonianze a proposito dei “fenomeni”, però, l’amore provato per quest’uomo “misterioso e affascinante” è un serio ostacolo all’obiettività nel descrivere “quantità” e “qualità” dei suoi esperimenti. Se nemmeno gli scienziati sono immuni dall’introdurre involontari errori nel corso dei loro esperimenti, lasciandosi a volte condizionare da pregiudizi o aspettative sui risultati, c’è da immaginarsi quale “entropia” introducano nei loro racconti testimoni di avvenimenti che avvengono, come nel caso di Rol, intorno ad una persona nei confronti della quale non si può dire ci fossero indifferenza o imparzialità. Eppure è proprio questo che ci attenderemmo dal rapporto tra uno sperimentatore e il suo oggetto di indagine! Naturalmente non avremmo mai auspicato un tale inaridimento dei rapporti umani tra Gustavo Rol e i suoi amici: semplicemente va sottolineata la necessità di “filtrare” con attenzione il materiale offerto da questo pubblico alla ricerca di quelle descrizioni più aderenti alla realtà che, con maggior facilità, avrebbero offerto osservatori indipendenti, estranei alla cerchia “ufficiale”, fossero stati essi prestigiatori o parapsicologi.

Che conoscere Rol fosse un privilegio non lo nascondeva nessuno; era addirittura diventato argomento di un passaparola:

Le persone che frequentavano casa Gàzzera in quel periodo […] mi dicevano che i privilegiati erano pochi e che, come era difficile essere ammessi alle sue sedute, altrettanto lo era poter continuare a far parte del gruppo.

E’ Remo Lugli a citare l’estrema “precarietà” del privilegio offerto da Gustavo Rol. Un atteggiamento scettico avrebbe facilitato un ulteriore invito, o l’avrebbe compromesso per sempre? E’ lecito supporre che si sarebbe con più facilità verificata quest’ultima situazione. Gli psicologi sociali sanno bene che l’idea di una perdita potenziale gioca un ruolo molto importante nei processi della decisione umana, e può confonderli nel modo di valutare obiettivamente l’oggetto precario.
Il fatto che quasi tutto il materiale che possediamo sia del tutto schierato a favore della paranormalità di ciò che avveniva in casa Rol, non è da leggersi ingenuamente come una prova schiacciante delle sue facoltà extrasensoriali: era proprio nella natura stessa della situazione il fatto che fosse ammesso agli “esperimenti” soltanto chi – in seguito – sarebbe stato disposto a descrivere quanto aveva visto in termini entusiasti e acritici; chi avesse mostrato un benché minimo sospetto sarebbe stato allontanato, e chi si fosse presentato in vesti di prestigiatore non sarebbe mai stato ammesso ad alcun esperimento. Le conclusioni sono desolanti: poteva assistere agli esperimenti solo chi credeva nel paranormale, dunque non potevano materialmente esserci testimonianze sull’operato di Rol dal taglio critico.
Un famoso giornalista di Le monde, Philippe Pons, in un articolo in cui definiva Rol “il nuovo Cagliostro”, mise pubblicamente in luce il fatto che attorno a lui gravitassero solo persone accuratamente selezionate appartenenti ad una élite. Alcune ricerche nell’ambito della psicologia sociale hanno mostrato come gli oggetti o le situazioni cui possono accedere soltanto poche persone vengono ritenuti in genere migliori o più interessanti di quelli disponibili a tutti. Viene detto “principio della scarsità”, e spesso fa operare scelte o avanzare valutazioni del tutto irrazionali e immotivate. Stephen Worchel mostrò, ad esempio, che un cioccolatino estratto da una scatola che ne conteneva soltanto tre era ritenuto dai soggetti in esame più appetibile, costoso ed attraente rispetto ad uno identico, estratto da una scatola contenente dieci cioccolatini. Quanto influiva la “scarsità” sui giudizi che oggi abbiamo delle facoltà di Gustavo Rol?
Il privilegio di appartenere a quella cerchia di “pochi e sceltissimi ospiti” – come scrive Lorenzo Mondo – è espresso nel modo più esplicito da Giuditta Dembech, che così descrive la sua esperienza:

Quando si arrivava lassù […] tutti noi suoi ospiti eravamo lievemente euforici, sapevamo che il mondo si sarebbe chiuso alle nostre spalle, dietro quella porta piena di catenacci e chiavistelli che Rol apriva e chiudeva personalmente per accoglierci. […] Incontrarsi nel suo salotto significava far parte di una élite particolarissima, ammessi al cospetto dell’arcano vivente.

Un po’ tutti, in particolare dopo la sua morte, si resero conto della fortuna che avevano avuto nell’entrare in contatto con un uomo che era diventato una celebrità. La signora Ornella M. scrive, ad esempio:

L’aver conosciuto il Dott. Gustavo Rol è stato per me un gran privilegio, un dono inestimabile.

Per molti il privilegio di conoscere Rol si estendeva a quello di poter assistere a manifestazioni all’apparenza magiche. Scrive ancora Maria Luisa Giordano:

Pensavo al privilegio di poter comunicare con presenze che arrivavano dall’aldilà, da un mondo superiore, da una inesauribile profondità, che sino a un attimo prima sembravano irraggiungibili, ora invece, tramite lui, riuscivamo a percepire un senso di eternità.

Aldo Provera esclamò, durante una commemorazione tenuta il 14 novembre 1998:

Io continuerò a ringraziarlo per avermi messo in condizione di seguire i suoi colloqui, con le anime dei trapassati. Finalmente, senza timore, potrò chiudere la mia vita con la sicurezza dell’aldilà. Grazie Gustavo, è stato un privilegio averti conosciuto!

D’altronde, come mette in luce Massimo Manca,

tutti sperimentavano l’emozione e il brivido di un miracolo sospeso tra realtà e illusione il cui incanto nessuno avrebbe voluto infrangere, l’opportunità di poter evadere per qualche ora da una vita spesso piacevolissima, ma borghese, la conversazione con un uomo certamente colto, interessante e, nessuno potrebbe negarlo, unico.

Abbiamo traccia dell’evasione offerta da Rol ai suoi ospiti nelle parole che costoro utilizzano per descrivere il mondo cui a loro pareva d’accedere. Renzo Allegri così si esprime:

Trascorrere le giornate accanto al dottor Rol è come fare un viaggio nell’impossibile, in un mondo incredibile di fiaba. E’ come vivere realmente le fantastiche avventure di Mary Poppins.

Maria Luisa Giordano dice che per lei conoscere Rol era come “rivivere la fiaba di Alice o di Mary Poppins”. Il giornalista Dino Buzzati sceglie un’immagine simile per descrivere un prodigio di cui sarebbe stato testimone Federico Fellini: “Qualcosa di folle, di allucinante: come Alice nel paese delle meraviglie”. E’ ancora la Giordano a descrivere la sua esperienza in casa Rol:

A noi che lo frequentavamo, mostrava cose che non avevamo mai visto, faceva vivere esperienze impensabili in cui dimenticavamo preoccupazioni, travagli, e grazie alle quali l’anima imparava a nutrirsi di grandi speranze, a dare corpo ai propri sogni. […] Ci apriva una finestra su un mondo immenso e sconosciuto e ci faceva partecipare a questa magnificenza. Durante gli esperimenti si percepiva un’armonia che univa tutto quanto era nel suo salotto con il resto: i volti dei presenti, gli oggetti, i quadri, i nostri pensieri, tutto vibrava all’unisono come secondo un perfetto accordo musicale.

Con questo stato d’animo, chi se la sarebbe sentita di “declassare” gli apparenti miracoli cui era un privilegio assistere a buone “imitazioni” da prestigiatore? Il problema è che nessuno voleva scoprire che gli “esperimenti” di Rol erano illusioni.






fonte: www.gustavorol.net

Edited by misterMistery - 11/11/2008, 13:29
 
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